“Si può insegnare a scrivere?”
di Daniela Gambino
Si tratta di una domanda che mi viene posta spesso perché sono anni che insegno scrittura creativa, che faccio la coach, come si dice adesso, che dispenso consigli anche sul web; e io rispondo sì: la selezione fra gli aspiranti scrittori è feroce ma naturale, chi si rivolge a me, chi vuole imparare può farlo e certamente ci riuscirà. Io sono dalla parte di chi scrive, sempre.
Chi attraversa la porta, supera la soglia e viene a sedersi a una mia lezione qualcosa scriverà, si metterà in gioco e scoprirà di essere capace di portare a galla una sapere, un fare, che era già dentro di sé.
La mia esperienza con la Fondazione Mondoaltro è stata meravigliosa, un componimento poetico vero e proprio fatto di facce, scambi, gruppi WhatsApp e incontri.
Gli esercizi di scrittura sono stati un modo per cominciare a prendere confidenza con questa pratica.
Abbiamo abitato luoghi poetici in modo poetico direbbe Bobin, una vetrina affacciata su via Atenea, il nostro lavoro è stato pubblico, abbiamo indagato la parte istintiva e quella stilistica e disciplinata della scrittura.
Durante le mie lezioni di scrittura creativa ripeto spesso che “scrivere è un allenamento al coraggio”.
Non è solo una frase di grande effetto che mette in moto il desiderio di affrontare la vita con energia e con il cuore pieno di buoni propositi, ma un motto che spiega quanto disporre i pensieri nero su bianco ci aiuti a fare ordine e trovare un filo logico negli eventi.
Un filo che magari, sulle prime, davanti agli accadimenti ci sfuggiva
Durate le lezioni dico anche quanto ogni scrittore abbia bisogno di un complice, come i protagonisti hanno bisogno di un antagonista, gli scrittori hanno bisogno di lettori.
Abbiamo bisogno di qualcuno che legga, valuti il nostro progetto. Un laboratorio di scrittura creativa quindi dimostra pienamente di essere una pratica collettiva più di quanto si immagini.
Nell’atto concreto, mentre siamo alle prese con la stesura narrativa, è prezioso avere una voce fidata, qualcuno che entri in sintonia con noi e ci aiuti a sviluppare le parti deboli e sostenga quelle fragili, che ci aiuti a tagliare il superfluo e rendere il racconto fluido, come nella vita.
Perché ogni aspirante scrittore/scrittrice sogna di prendere una storia e di salvarla, conservarla, dalla confusione e dall’oblio, dal destino, da tutte le altre storie del mondo.
Sono grata a Cristina, Chiara, Federico, Maria Elena, Maria, Paolo Maria, con loro si è creato un clima di grande affiatamento, di lavoro serio svolto con un sorriso su poltrone colorate in pomeriggi invernali, che spero continui in altre forme. La Fondazione ha creato della attività dinamiche, utili al benessere umano e all’espressione di sé, sono felice e onorata di questa collaborazione.
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* Cristina